Posts Tagged ‘Martina McBride’

“I’m Gonna Love You Through It” ha riportato Martina nella Top10 country

Posted by CountryStateLine on 10th aprile 2012 in Home (News)

Non succedeva dai tempi di “Anyway”, il primo singolo scritto insieme ai Warren Brothers che Martina McBride estrasse dal suo allora imminente nuovo nono album ”Waking Up Laughing” nel 2006. Quell’anno il brano scalò la classifica fino a piazzarsi al quinto posto della classifica dei singoli country di Billboard.
Questa volta Martina ha fatto ancora meglio. “I’m Gonna Love You Through It”, il primo singolo del suo ultimo “Eleven”, disco uscito a fine 2011, è arrivato infatti al quarto posto dandole una particolare soddisfazione. La canzone, che tratta del delicato tema del cancro al seno, è stata scritta da Ben Hayslip (foto in basso), vincitore 2011 del premio ASCAP Autore dell’Anno (ASCAP è l’acronimo di American Society of Composers, Authors and Publishers, la più famosa società no-profit americana che tutela i diritti d’autore e che annualmente assegna dei premi suddivisi tra sette diverse categorie musicali). Hayslip ha co-scritto la canzone con Jimmy Yeary e sua moglie Sonya Isaacs, la vera ispiratrice del tema del brano.
«Sonya arrivò un giorno con questa idea» ha detto Hayslip in una intervista a TasteOfCountry «Essendo questa una canzone sul cancro ed essendo io uno che scrive brani veloci da tre minuti che vanno bene in radio, devo ammettere che non ero molto entusiasta all’idea di sviluppare una canzone attorno a questo argomento. Sonya mi raccontò di sua mamma che aveva un cancro al seno. Io le chiesi se ci fosse il modo di chiamarla e metterla in vivavoce per farci raccontare la sua storia. E’ una cosa che non avevo mai fatto. La chiamammo ed ella ci raccontò la sua storia, dalla diagnosi al trattamento che aveva seguito. Passai dal non voler scrivere quella canzone al volermici immergere completamente. Quella era la canzone che quel giorno Dio voleva che scrivessimo. Tutte le reazioni che abbiamo avuto a quel brano come autori sono state potenti … sia da parte di sopravvisuti al cancro che da parte di familiari che hanno perso persone care a causa di esso. E’ risultata essere davvero una canzone speciale nella mia carriera».
Mettere la firma su brani che scalano la classifica country non è comunque una novità per Ben Hayslip, del quale ricordo le recenti “Honey Bee” e “All About Tonight” di Blake Shelton, “I Don’t Want This Night To End” di Luke Bryan, “Gimme That Girl” di Joe Nichols e “All Over Me” di Josh Turner (ma ha scritto tra gli altri anche per Trace Adkins, Brooks & Dunn, Jack Ingram, Jeff Bates, Trent Willmon e Rodney Atkins). «Il fatto che possa sedere e comporre una canzone come “I’m Gonna Love You Through It” su un tema così serio che poi arriva al primo posto delle classifiche è una cosa enorme. non tanto per me stesso o per la confidenza che mi da’ come autore, ma soprattutto per la soddisfazione che mi dà vedere quante vite questa canzone arriva a toccare. Più saliva in classifica, più voleva dire che la gente la ascoltava. Ora so che milioni di persone hanno ascoltato il brano e attraverso Facebook e le email ho sempre il ritorno da parte di tutte loro. Questa è la cosa speciale per un autore di canzoni. Lo fai perchè ti piace guadagnare e ti piace scrivere, ma in questi casi ti rendi conto che cambi anche le vite e fai provare qualcosa alle persone che ascoltano la tua musica».
Nato nel 1970 in Georgia, Ben ha sempre avuto fin da giovanissimo il sogno di trasferirsi a Nashville e scrivere canzoni. Ma sarebbe tornato nella natìa Evans se non fosse stato per Jeff Bates, che nel 2005 incise la sua canzone “Long, Slow Kisses” catapultandola nelle Top Ten country e permettendogli di guadagnare i primi soldi per stare a Music City. Da allora Hayslip non si è fermato un attimo: solo nel 2009, 26 delle sue canzoni sono state incise da altrettanti cantanti. Da diversi anni è membro del famoso trio The Peach Pickers composto – oltre che da lui – da Rhett Akins e Dallas Davidson, premiato anche l’anno scorso a Nashville. Con i ragazzi Ben si incontra ogni giorno: c’è molto cameratismo tra di loro, e non potrebbe essere altrimenti. «Quando fai questo lavoro per vivere ogni giorno, è così noioso sedere al tavolo da solo per scrivere. Il cameratismo ci permette di buttare fuori tutte le idee per una melodia che ci vengono. Per alcune delle nostre migliori canzoni abbiamo impiegato da 45 minuti a un’ora per scriverle; per altre avevo il cervello fuso quando sono arrivato a casa» ammette Ben a proposito dell’intensità del processo creativo. «Ci sono solo tra le 250 e le 300 persone che vengono pagate per scrivere canzoni, in questa città, e questo non può essere un hobby. E’ un lavoro a tempo pieno!»
M.A.

 

 

Facce nuove al 40esimo CMA Music Festival

Posted by CountryStateLine on 13th giugno 2011 in Home (News)

Scotty McCreery e Josh TurnerGli appassionati accorsi all’LP Field di Nashville sabato durante il CMA Music Festival per la serata dei concerti dal vivo hanno avuto due grosse sorprese. Il vincitore di American Idol, Scotty McCreery, è salito sul palco durante l’esibizione di Josh Turner per unirsi a lui nel cantare “Your Man” (foto a lato). I fan sono letteralmente esplosi quando McCreery è apparso accanto a Turner.
Martina McBride e Lauren AlainaPoco più tardi, Martina McBride ha portato con sé anche la seconda classificata di American Idol, Lauren Alaina. Le due (foto a lato) hanno cantato insieme “Anyway” a fronte di un’ovazione di massa. Attenzione a queste due nuove facce della musica giovane, per le quali quella passata è stata una settimana intensissima. In aggiunta alle loro esibizioni all’LP Field, infatti, sia McCreery che Alaina sono apparsi anche ai CMT Music Awards mercoledì scorso, hanno fatto il loro esordio al Grand Ole Opry e hanno preso parte alla 21esima edizione dell’annuale City of Hope Celebrity Softball Challenge. Proprio mentre si trovano a Nashville, Scott e Lauren stanno entrambi cominciando la produzione dei loro rispettivi album di esordio.

 

 

Loretta Lynn e la musica Country celebrati al Ryman Auditorium

Posted by CountryStateLine on 18th ottobre 2010 in Home (News)
Reba McEntire, Kellie Pickler, Loretta Lynn, Lee Ann Womack, MArtina McBride e Gretchen Wilson (Foto: Frederick Breedon - Getty Images)
Reba McEntire, Kellie Pickler, Loretta Lynn, Lee Ann Womack, Martina McBride e Gretchen Wilson (Foto: Frederick Breedon – Getty Images)

Quella di martedì scorso al Ryman Auditorium di Nashville è stata una serata a cui tutti gli appassionati della musica country avrebbero voluto prendere parte. La Recording Academy – la società che si occupa dell’assegnazione dei premi Grammy – ha voluto rendere un giusto (anche se da molti ritenuto troppo breve: 45 minuti) tributo musicale alla grande Loretta Lynn, eccezionale icona, grande professionista, signora di stile e pionieristica anche in tema di femminismo, quando certe posizioni erano davvero scomode da assumere nella società. Il tributo – denominato Salute to Country Music – ha visto la partecipazione di tante star country (Garth Brooks, Martina McBride, Kid Rock, Gretchen Wilson e Lee Ann Womack) ed è stato presentato da Reba McEntire, presentatasi sul palco in un completo nero da cocktail. «Il mondo intero conosce e ama la figlia di un minatore che è venuta da Butcher Holler, nel Kentucky» ha detto Reba mentre guadagnava il centro del palco per la presentazione, immediatamente prima di omaggiare la platea con una sua elettrizzante versione del successo datato 1967 della signora Lynn  “If You’re Not Gone Too Long”. «Io l’ho amata dalla prima volta che l’ho sentita cantare in radio». Solo Vince Gill finora era stato reso protagonista di una serata simile, l’anno scorso; proprio Gill, impossibilitato ad essere presente in questa occasione, ha mandato un video-saluto: «Non conosco nessun’altro che sia più importante nella storia di questa città né di questa musica». Di nuovo Reba: «Loretta Lynn affrontò qualsiasi argomento controverso che nessun altro aveva potuto affrontare, nella musica country. Per lei, nessun tema era tabù». Ad esempio di questa sua attitudine ad osare, ha citato una registrazione della signora Lynn del 1975 dal titolo “The Pill” (la pillola), un’ode alla liberalizzazione del controllo delle nascite: benché la maggior parte delle radio rifiutarono di programmare questa canzone, questa scalò comunque le classifiche arrivando al quinto posto.  A seguire Gretchen Wilson ha cantato “Don’t Come Home A’ Drinkin’ (With Lovin’ On Your Mind)”, una paternale al marito troppo dedito all’alcool, scritta e registrata da Loretta Lynn nel 1966 e diventata la sua prima numero uno l’anno successivo.
Loretta Lynn con Kid Rock (Foto: Rick Diamond - WireImage)Dopo Wilson è salito sul palco Kid Rock (nella foto qui a sinistra con la signora Lynn – Foto Rick Diamond/WireImage), che con una specie di tamburello legato alla sua coscia è entrato sul palco ancheggiando e sbattendolo mentre intonava la rassicurante “I Know How”, datata 1970. Poi ancora, in duetto con Wilson, la poco conosciuta “You’re The Reason Our Kids Are Ugly” (un brano tra quelli di minore successo che Loretta Lynn cantò in coppia con Conway Twitty nel 1978). Reba ha poi chiamato sul palco Lee Ann Womack per cantare con lei “The Song That Started It All – I’m A Honky-Tonk Girl” (il primo disco di Loretta Lynn entrato in classifica, nel 1960) per poi introdurre Martina McBride (che pure in fatto di argomenti scottanti nelle sue canzoni sa il fatto suo, vedi gli abusi e l’omicidio di cui parla in “Independence Day”…) la quale ha reso due belle versioni di “You Ain’t Woman Enough” (1966) e “Love Is The Loretta Lynn e Garth Brooks cantano "After The Fire Is Gone" (Foto: Rick Diamond - WireImage)Foundation” (1973). Due “dichiarazioni” niente male!
Neil Portnow, presidente ed amministratore delegato dell’Academy, ha ricordato che questa celebrazione della signora Lynn è avvenuta a soli 3 giorni di distanza dalla sua primissima apparizione sul palco del Ryman Auditorium e l’ha indicata come la prima vera  “antesignana degli avvocati delle donne”. Dopodiché ha presentato l’otto volte vincitore di un premio Grammy Jack White dei White Stripes. Fu proprio White a produrre l’album della signora Lynn “Van Lear Rose” nel 2004. White ha ricordato che insieme al membro della sua band (nonché ex moglie) Meg White, quell’anno, stavano ritornando a casa in auto dopo una sessione di registrazione a Memphis e d’impulso decisero di fermarsi ad Hurricane Mills (in Tennessee) presso il ranch di Loretta. «Senza neanche che ce ne accorgessimo, Loretta stava preparando a me e a Meg pollo e gnocchi di pasta bolliti. Ed un attimo dopo ricordo che eravamo nella camara da letto di Loretta passando in rassegna canzoni che lei aveva scritto ma mai inciso. Nacque così l’idea di “Van Lear Rose”». Che – è bene ricordarlo – quell’anno vinse un Grammy come miglior disco country (e il duetto Lynn-White “Portland, Oregon” si portò a casa  anche il Grammy per la categoria  migliore collaborazione vocale country!). «Credo che Loretta sia la più grande cantante ed autrice del 20esimo secolo!».
Loretta Lynn accetta i premi a lei dedicati (Foto: Rick Diamond - WireImage)Ed eccola entrare a questo punto, l’immensa signora Loretta Lynn, vestita di un lungo abito bianco leggermente diafano a manica lunga, che ha accettato da Portnow i due premi a lei dedicati : il trofeo Salute to Country Music e il premio The Lifetime Achievement. «Non so cosa dire, tranne Grazie!» ha detto, dirigendosi subito verso le quinte (nella foto a sinistra il momento della consegna; insieme a lei, da sinistra, Jack White, Neil Portnow e Garth Brooks – Foto: Rick Diamond/WireImage). Ma Jack White l’ha dolcemente e velocemente afferrata riportandola al centro del palco per permetterle di Il saluto della signora Lynn ai suoi fan (Foto: Rick Diamond - WireImage)prendersi il lungo e commosso applauso del Ryman e permettere ai suoi fan (inclusa la sorella Crystal Gayle, emozionata più di lei) di averla vicina. La signora Lynn è rimasta poi sul palco mentre Garth Brooks, di nero vestito e recando una chitarra acustica, è uscito dal retro palco per cantare con lei “After The Fire Is Gone” (foto più sopra – Rick Diamond/WireImage). Non c’era differenza tra la sua voce in quel momento e quella che nel 1971 incise questa canzone per la prima volta con Conway Twitty (e fu un altro Grammy per la miglior interpretazione vocale…). Mentre il pubblico si alzava tutto in piedi e salutava, Garth si è tolto il cappello da cowboy, l’ha abbracciata e l’ha accompagnata via dal palco. Ancora applaudiva quando Reba è tornata fuori e ha annunciato la fine del tributo musicale: «Con un’industria discografica in così repentini e a volte traumatici cambiamenti» ha chiosato «è oggi più importante che mai celebrare la musica country – la vera musica country!». Sottoscrivo e mi tolgo idealmente anche io il cappello.