Perchè CountryStateLine ?

 I Love Country Music
Vivere la propria condizione di appassionato di country music senza vivere negli Stati Uniti è difficile. E’ lo è ancora di più vivendo in Italia. Ricordo che quando, da adolescente con nel cuore il sogno di trasferirmici, negli States, cominciai ad ascoltare musica country la prima soddisfazione era trovarne: vivevo la metà degli anni ’80, il cd stava nascendo proprio in quel periodo, i cataloghi disponibili (per lo più dischi “riversati” da master analogici) erano assai esigui e il vinile bisognava proprio cercarlo con il lanternino. Chi non aveva la fortuna di avere un amico che gliene procurasse oltreoceano o non poteva andarci lui stesso, oltreoceano, era destinato inesorabilmente ad ascoltare per mesi lo stesso disco aspettando l’occasione di procurarsene un altro. Più o meno come ho fatto io, con i miei primi LP, trovati andando a ravanare negli scaffali tanto dei primi ipermercati allora nascenti (ne acquistai parecchi tanto all’Euromercato, ora Carrefour, di Assago, quanto in un paio di negozietti di dischi in centro a Milano, scoperti quasi per caso): gli Alabama, John Denver, Kenny Rogers, Dolly Parton, Sheena Easton, John Anderson…�
Fino a quando coi miei primi guadagni ho cominciato a fare i primi viaggi negli Stati Uniti e a soddisfare direttamente la mia fame. Poi è arrivato internet: il mercato si è allargato e i canali d’offerta si sono moltiplicati. La globalizzazione ha fatto il resto. Cominciavo ad avere amici e amiche sparsi per il mondo e tutto ora appare talmente lontano che se mi guardo indietro ancora non mi sembra possibile il passo da gigante che nel corso di un ventennio siamo stati in gradi di compiere.

Non tutto però si è evoluto come avrei desiderato e come vorrei. Quando sono stato per la prima volta in Tennessee, stato della musica country per eccellenza, una delle cose che più mi ha entusiasmato ed eccitato è stato l’enorme numero di luoghi dove è possibile ascoltare la nostra musica preferita e tutti i suoi generi derivati. Ma non solo. Mi inebriava anche il semplice “poter respirare” la musica country. Attraverso i manifesti, le locandine, le insegne di negozi e locali. Poter passeggiare con il mio cappello e gli stivali da cowboy senza dovermi sentire per forza un extraterrestre in visita da Marte, insieme tanto a persone come me quanto a persone che non facevano del country la loro passione ma lo rispettavano profondamente. Poi la facilità con cui era possibile poter leggere di musica country, sentir parlare e discutere di musica country, l’enorme numero disponibile di radio country (accanto come è giusto che sia ad un altrettanto numero di radio di generi diversi) e quello di televisioni country…
Insomma, un universo parallelo. Ma forse no: l’universo parallelo è quello in cui vivo qui in Italia. Dove è difficilissimo vedere esibirsi un artista country americano, oppure poter trovare un locale in cui si suoni dal vivo o si possa ballare regolarmente questo genere musicale (pochissime le eccezioni, spesso scomparse dopo pochi anni di difficile sopravvivenza commerciale) o in cui è un sogno trovare il disco del proprio artista country preferito senza spendere più di 25-30 euro. Dove è impossibile sentire provenire dall’etere radiofonico il suono di una canzone di George Strait, di George Jones, di Alan Jackson, di Dale Watson, di Hank Williams, di Patsy Cline o di Garth Brooks (solo per citarne alcuni ovviamente!). A meno che non si possieda un computer. Allora, via web, le radio online (alcune ultimamente anche italiane) aiutano a superare l’astinenza.
Eppure la musica country e la cultura più generalmente intesa come tale sono di un’importanza a dir poco rilevante: negli Stati Uniti, insieme al loro indotto, esse muovono una fetta considerevole del denaro che circola nel panorama discografico totale; ci sono festival e premiazioni ufficiali, trasmissioni famose e giornali e riviste che parlano in parte od esclusivamente di musica country.

 

Un panorama notturno del centro di Nashville

Un panorama notturno del centro di Nashville

I motivi per i quali qui in Italia non succede la stessa cosa sono tanti e saranno se vorrete tema di dibattito insieme a tutti voi, amanti del country che vi troverete a passare – spero regolarmente -  qui su CountryStateLine. In questi ultimi tempi, dopo aver invano  lungamente combattuto su vari fronti per promuovere musica e cultura country, aver vissuto alti e bassi e avuto qualche soddisfazione e molte delusioni, comincio per fortuna a rivedere piccoli segnali di speranza davvero concreti: nuove riviste, ferventi associazioni di ballo, nuovi festival di musica country su territorio italiano. Spero di poter contribuire, con i pochi operatori che con grande fatica stanno lentamente facendo in modo che cultura e musica country si diffondano anche nel nostro paese, martoriato da musica e culture che di musicale e culturale hanno poco e niente, a far sì che questo nostro sogno diventi realtà finalmente tangibile.
CountryStateLine ambisce a diventare uno strumento di collegamento e di interazione con tutti voi, oltre che di aggiornamento di tutto ciò che inerisce al country.
Su CountryStateLine troverete news, recensioni, presentazioni, notizie … e altrettanto potrà essere messo a disposizione di tutti con il vostro aiuto. Il collegamento è sempre aperto: spero di ricevere commenti, consigli, critiche e segnalazioni che andranno a beneficio di ognuno di noi, country music fan.
BUONA NAVIGAZIONE e… keep it country!

Massimo Annibale